Quali sono gli ambiti di intervento dell’osteopatia dello sport?
Per rispondere a questo quesito partiamo dalle radici dell’osteopatia quale disciplina “funzionale”. In definitiva, l’osteopata non ripara nulla ma interviene affinchè le funzioni alterate, in primis quelle muscolo-scheletriche, siano ripristinate e come conseguenza sia l’atleta stesso a riequilibrarsi. Chi si occupa di osteopatia ben sa che il concetto appena esposto contiene tutti i principi esposti da A.T. Still, il fondatore dell’osteopatia, e che ad oggi ne sono alla base quale professione a se stante.
Quello che possiamo quindi definire “Principio Funzionale” dell’intervento osteopatico, può essere declinato in almeno tre categorie di intervento:
1. Ripristino delle capacità di carico
2. Prevenzione degli infortuni
3. Trattamento degli infortuni
In realtà si tratta di tre punti strettamente integrati tra loro.
Ripristino delle capacità di carico
Si tratta, a nostro avviso, dell’ambito preminente dell’intervento osteopatico. L’atleta sottopone il proprio organismo a carichi che perturbano l’omeostasi e provocano risposte di adattamento in grado di elevare i parametri omeostatici e conseguentemente la performance. Spesso il confine tra un carico allenante, ovvero in grado di potenziare la performance, e un carico che sovraffatica l’atleta, è davvero sottile. I motivi possono essere diversi e vanno ricercati nei rapporti tra parametri quali intensità e volume dell’allenamento, carico interno e carico esterno, recupero, condizioni psichiche, infortuni pregressi, ecc.
In questo contesto, le capacità dell’atleta di sottoporsi a carichi successivi dopo la fase di recupero (Ricordiamo che l’allenamento è caratterizzato dall’alternarsi ciclico di carico e recupero affinchè si svolgano i processi di adattamento/supercompensazione) può essere fortemente influenzata dalla funzionalità muscolo-scheletrica a livello locale e regionale.
Facciamo un esempio: un atleta svolge un ciclo di sedute di balzi pliometrici ad alta intensità. L’impatto sulle strutture muscolo-scheletriche è importante e provoca degli adattamenti a livello della muscolatura, della stiffness fasciale e dei tendini e del reclutamento neuromuscolare. La performance aumenta ma gli arti inferiori hanno messo in atto nel contempo delle strategie di compenso funzionale a livello del piede, della caviglia e del ginocchio, per sostenere gli adattamenti prestativi. Se questi compensi non vengono individuati si presenteranno tre possibili scenari:
1: L’atleta non riesce a performare negli allenamenti successivi
2. L’atleta continua a performare generando però ulteriori compensi fino alla “saturazione funzionale” del sistema muscolo-scheletrico e conseguentemente circolatorio e bioenergetico
3. La saturazione funzionale si tradurrà in una scadenza della performance e nella predisposizione all’infortunio in loco o a distanza
Conclusioni
Si intuisce quindi l’importanza dell’intervento dell’osteopata dello sport in termini funzionali e per il mantenimento della performance e secondariamente per la prevenzione di alcune tipologie di infortuni. In un articolo successivo analizzeremo quali sono i momenti d’intervento specifici dell’osteopata dello sport per il raggiungimento dei diversi obiettivi: intervento ordinario, pre e post-gara, ecc.